Nutrizionista Dott. Andrea Del Seppia

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Alimentazione e iodio: perché è importante?

Nutrition and iodine: why is it important?

Lo iodio: quali funzioni ricopre questo minerale fondamentale per il benessere di adulti e bambini, sempre più al centro d’importanti interventi preventivi di salute pubblica?

Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

Dott. Del Seppia, iniziamo dal principio: che cos’è lo iodio e a cosa serve…

Lo iodio è un elemento che nel nostro corpo si accumula principalmente a livello della tiroide, una ghiandola endocrina (cioè un tessuto specializzato nella produzione di ormoni) posta nella parte anteriore del collo, la cui forma ricorda quella di una farfalla. Questo minerale è un micronutriente essenziale, ovvero una sostanza che non siamo in grado di produrre da soli e che deve essere assunta da fonti alimentari.

Lo iodio è un costituente degli ormoni tiroidei, i quali svolgono svariate funzioni: regolano lo sviluppo dei nostri organi già dalla vita prenatale; influenzano il metabolismo delle nostre cellule, intervenendo nella regolazione del metabolismo basale (che consiste nella quota di dispendio energetico che consumiamo a riposo), nel metabolismo glucidico (cioè dei carboidrati) e in quello di proteine e lipidi. Inoltre, gli ormoni tiroidei influenzano la regolazione della temperatura corporea e hanno effetti sulla mineralizzazione ossea.

Che cosa comporta una sua carenza nell’alimentazione?

L’apporto di iodio con la dieta è fondamentale per garantire un corretto funzionamento della ghiandola tiroidea poiché questo minerale è indispensabile per la sintesi degli ormoni che essa produce: se l’assunzione di iodio è insufficiente, la tiroide non riuscirà a costruire abbastanza ormoni tiroidei.

La carenza alimentare di questo oligoelemento determina lo sviluppo di problematiche che variano a seconda dell’età in cui essa insorge: nei bambini un’assunzione non adeguata di iodio è ancora più pericolosa che negli adulti poiché le sostanze prodotte dalla tiroide hanno un ruolo centrale nello sviluppo del feto e del neonato, in particolare a livello del sistema nervoso e scheletrico.

Qual è il fabbisogno di iodio nelle varie fasi della vita?

Il giusto apporto nutrizionale di iodio è fondamentale per garantire che crescita e sviluppo avvengano correttamente. L’assunzione adeguata di iodio nell’adulto è di 150 microgrammi al giorno (SINU, 2014). In alcuni casi il fabbisogno di iodio è più elevato: durante la gravidanza e l’allattamento sale a 200 microgrammi al giorno e, in proporzione, anche i bambini hanno un fabbisogno più alto rispetto agli adulti. Nell’alimentazione del lattante, lo iodio proviene direttamente dal latte materno, purché la madre ne assuma un quantitativo sufficiente.

Quali sono le fonti alimentari che lo contengono?

Gli alimenti più ricchi di iodio sono quelli marini, che assorbono lo iodio dalle acque del mare: alghe (kelp, fucus, kombu), pesci di mare (merluzzo e tonno), crostacei (scampi e gamberetti) e molluschi (cozze e vongole). A seconda delle caratteristiche del suolo in cui sono coltivate e seppur in quantità inferiori, lo iodio è contenuto anche in fonti di origine vegetale, in particolare nei cavoli, nella rucola e nelle rape.

Nel caso dei vegetali, infatti, le concentrazioni di questo micronutriente dipendono dal terreno e dalla quantità di precipitazioni piovose. Le farine ricavate da cereali integrali, rispetto a quelle raffinate, hanno in generale un maggiore contenuto di oligoelementi.

Anche latte e yogurt sono buone fonti di iodio (BDA, 2016). Dobbiamo sapere, inoltre, che il contenuto di iodio si modifica con la cottura degli alimenti: la bollitura, in particolare, ne riduce il contenuto. Purtroppo, l’assunzione di questo minerale tramite i suddetti alimenti spesso non è sufficiente a coprire il nostro fabbisogno.

Nutrition and iodine: why is it important?

Esistono anche in questo caso i cosiddetti “falsi miti” sullo iodio?

Sebbene l’aria del mare ne sia ricca, il suo assorbimento ha effetti trascurabili (Ministero della Salute, 2005), pertanto non è sufficiente al soddisfacimento dei nostri fabbisogni alimentari come vorrebbe la credenza comune. Il vero beneficio di recarsi in località marittime consiste nella possibilità di reperire facilmente prodotti ittici appena pescati, contenenti abbondanti quote di questo minerale, e di fare lunghe passeggiate in grado di migliorare il nostro benessere generale e incrementare i nostri livelli di attività fisica.

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Quali sono i cereali antichi e perché ultimamente ne sentiamo parlare così tanto…

Quali sono i cereali antichi e perché ultimamente ne sentiamo parlare così tanto…

Senatore Cappelli, Timilia, Perciasacchi, Gentil Rosso, Verna: questi sono solo alcuni dei nomi delle più note varietà di “grani antichi” che di recente si sono riaffacciati sul panorama della panificazione e della molitura.

Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

Dott. Del Seppia approfondiamo l’argomento dei cereali antichi…

Il termine “grani antichi” viene utilizzato per distinguerli da quelli più moderni, i quali sono stati ottenuti tramite l’ausilio di tecniche di selezione artificiale, utilizzate a partire dai primi decenni del Novecento per cercare di ottenere delle varietà di colture con una resa più alta. Da quando esiste l’agricoltura, l’uomo ha sempre operato una selezione sulle sue coltivazioni per scegliere quelle migliori, ma tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, abbiamo assistito a un’intensificazione dell’utilizzo di ibridazioni e d’incroci genetici che hanno dato origine, dopo decenni di sperimentazioni, al grano tenero e al grano duro che consumiamo oggi. I grani antichi – anche se non esiste una definizione agronomica ben delineata – sono quelli che venivano consumati prima che venissero operate queste selezioni in maniera massiccia.

Quali sono le loro caratteristiche e perché dovremmo introdurli nella nostra alimentazione?

Questi cereali possiedono un fusto più alto rispetto al frumento moderno: un fusto più lungo li sottopone maggiormente al rischio di essere danneggiati dalle intemperie e ne determina un rendimento inferiore. Sebbene abbiano un costo più elevato dovuto alla loro minore resa, le varietà antiche esprimono una maggiore biodiversità, al contrario dei grani moderni che sono molto standardizzati nelle loro caratteristiche e nel loro sapore. È proprio questo il primo motivo per cui sarebbe importante introdurre nella propria alimentazione qualche derivato ottenuto da farine di frumenti diversi da quelli più diffusi: la varietà delle scelte alimentari è alla base di un’alimentazione equilibrata e preservare la biodiversità è vantaggioso non solo per noi ma anche per l’ambiente che ci ospita.

Questi cereali potrebbero essere più adatti dei moderni a crescere in determinate condizioni climatiche, anche in luoghi in cui, per motivi pratici, l’agricoltura intensiva e meccanizzata non è attuabile. Inoltre, comprare grani tipici della propria zona aiuta a ridurre la filiera alimentare: una filiera corta, con pochi passaggi tra il produttore e il consumatore, determina un minor impatto ambientale; per di più, le modalità di coltivazione non intensive comportano un minore inquinamento a carico del suolo e delle falde acquifere. I grani antichi non crescono in colture intensive e quindi non implicano l’utilizzo altrettanto “intensivo” (seppur a norma di legge) di concimi azotati e di pesticidi: di conseguenza, sostituire qualche volta i farinacei di grano moderno con quelli di grani più antichi aiuta a ridurre l’introito alimentare di xenobiotici, ovvero di sostanze estranee rispetto a quelle che normalmente compongono gli alimenti.

 

E dal punto di vista nutrizionale?

Dal punto di vista nutrizionale le vecchie varietà sembrerebbero essere più digeribili e meno infiammatorie rispetto a quelle più diffuse, in particolare nel caso di soggetti più sensibili a livello intestinale; ad ogni modo, sono necessari studi scientifici più solidi per poterlo affermare con maggiore certezza. Per quanto concerne il contenuto di glutine, i risultati nella letteratura scientifica sono controversi: quello che sappiamo è che contengono questa proteina in quantità paragonabili a quelle dei colleghi di selezione più recente, ma la rete glutinica è qualitativamente diversa rispetto a quella che si forma lavorando le farine moderne.

Cereali antichi

Quali sono, nello specifico, i cereali antichi?

Il grano coltivato di più antica origine è rappresentato dal farro monococco (Triticum monococcum): consumato in Medio Oriente circa diecimila anni fa, è stato il primo della famiglia delle Poaceae (Graminacee) ad essere oggetto di domesticazione: non si tratta, quindi, di una specie selvatica. Si caratterizza per spighe piccole contenenti un unico chicco; in tempi più moderni il suo ruolo come fonte alimentare è diventato sempre più marginale per lasciare spazio ad altri cereali. Uno di questi è il farro dicocco (i), che possiede una spiga con due chicchi.

Anche il dicocco è stato una delle prime Poaceae di interesse agricolo ed è tutt’ora consumato (è il farro comunemente detto, la cui farina integrale dà origine a prodotti con un ottimo contenuto di fibra). In seguito, il genoma del farro dicocco si è fuso con quello di un’altra graminacea selvatica e ha originato il farro spelta (Triticum spelta), molto simile all’attuale grano tenero (Triticum aestivum), il quale è nato, invece, dall’ibridazione di una tipologia di grano duro (Triticum durum) con un’altra specie selvatica. Attualmente, dal grano duro si ricavano delle semole usate, ad esempio, nella produzione di pasta alimentare e di alcuni prodotti della panificazione (il Cappelli è proprio una varietà di grano duro), mentre la farina di grano tenero si usa prevalentemente per i comuni prodotti da forno.

 

In conclusione, le varietà che consumiamo sono state scelte per far fronte alle problematiche della fame o della mancata autosufficienza; ai tempi attuali, in cui è più saliente occuparsi della qualità della propria alimentazione (dacché non abbiamo problemi a reperire il cibo), può essere utile introdurre alcune varietà più antiche e “alternative”, premiando il lavoro di piccoli produttori che prestano attenzione all’intero processo di lavorazione. Non è, quindi, solo una questione di materia prima ma anche, ad esempio, di modalità di macinatura della farina e di temperatura di essicazione della pasta di semola. Usare grani diversi significa avere la possibilità di conferire differenti profumi ai nostri impasti: si tratta di peculiarità organolettiche che possono contraddistinguere molti alimenti alla base della nostra alimentazione.

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Lo spuntino fuori pasto

Lo spuntino spezzafame - Nutrizionista Andrea Del Seppia

Video di Misura, a cura del Dott. Andrea Del Seppia

Quando vi prende la voglia di uno spuntino, nulla vi può fermare? Il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia, ci aiuta a scegliere con cosa soddisfare la gola senza esagerare.

Oggi parleremo degli spuntini che ci accompagnano nel corso delle nostre giornate.

Pur rientrando nei cinque pasti giornalieri consigliati, molto spesso sono sottovalutati o tralasciati per carenza di tempo, voglia ma anche per mancanza di conoscenza degli effetti benefici che possono esercitare.

Innanzitutto svolgono un azione regolatrice a livello intestinale, soprattutto se si prende l'abitudine di consumarli a orari più o meno fissi.
A seconda delle calorie introdotte nei tre a pasti principali e delle esigenze dela singolo individuo, gli spuntini dovranno avere un apporto calorico variabile, permettendoci da una lato di arrivare con una fame controllabile al pasto successivo ed evitando dall'altro che ci faccianoa arrivare al pasto con poca fame inducendoci a saltarlo o ritardarlo.

Sicuramente è bene ricordare l'importanza delle tre porzioni di frutta raccomandate, cogliendo l'occasione dello spuntino per consumare frutta di stagione, ma anche una centrifuga o un estratto a base di frutta e verdura, che ci consentono di rimanere leggeri contenendo le calorie.
Se il pasto successivo è troppo lontano e la sola frutta ci sembra insufficiente scegliamo un cereale integrale con un basso indice glicemico, come un semplice cracker o delle barrette a base di cereali misti con frutta secca e disidratata.

Ci vediamo al prossimo appuntamento con l'Esperto su Misura.

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La frutta secca, disidratata e i semi nelle nuove tendenze del consumo “on the go”

La frutta disidratata, la frutta secca e i semi per lo spuntino ideale

Sentiamo ripetere spesso quanto sia importante inserire degli spuntini tra i pasti principali, ma orientarsi nella scelta di cosa prediligere quando si è fuori casa per coniugare sazietà, salute e praticità non è affatto semplice.

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Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

 

Dott. Del Seppia, perché può essere utile fare uno spuntino a metà mattina e/o a metà pomeriggio?

La peculiarità dello spuntino è quella di essere un valido aiuto nel mantenere un equilibrato ritmo dei pasti: se l’alternanza è regolare, da un lato sarà più facile evitare esagerazioni nell’apporto calorico durante la giornata e quindi mantenere un peso corporeo adeguato; dall’altro, saranno garantiti i corretti livelli di energia e di concentrazione necessari per svolgere le nostre attività quotidiane. Lo spuntino è utile se viene scelto nel modo appropriato: va visto come un’occasione per mangiare qualcosa di sano. Il nostro stile di vita frenetico, tuttavia, ci costringe a trascorrere molto tempo fuori casa e questo può rendere più difficoltoso scegliere correttamente i fuoripasto. Ciò ci sottopone al rischio di comporre delle merende sbilanciate che fanno venire meno la connotazione salutistica dello spuntino.
È importante imparare a fare le giuste scelte anche quando si è di corsa e non si ha avuto la possibilità di organizzarsi per tempo, o quando non si può usufruire di un frigo né si ha la possibilità di lavare e sbucciare la frutta.

La funzione della merenda a metà mattina e/o a metà pomeriggio è quella di evitare di arrivare al pasto principale successivo con troppa fame, rischiando di mangiare di più di quanto ci occorre. Dall’altro lato, bisogna anche impedire che uno snack eccessivo ci faccia arrivare a pranzo o a cena già sazi o con poco appetito.

Le ultime tendenze vedono un incremento del consumo di frutta disidratata, frutta secca, ma anche di semi oleosi: di cosa si tratta e che caratteristiche hanno questi alimenti?

Due fattori accomunano questi alimenti: praticità e salubrità. Infatti, tutti e tre hanno delle proprietà salutari e si conservano a lungo senza bisogno del frigorifero. Le proprietà della frutta disidratata sono diverse e, in un certo senso, complementari rispetto a quelle della frutta secca e dei semi oleosi. Con il termine “frutta disidratata” ci riferiamo a quei frutti come bacche, frutti di bosco, albicocche, ecc. a cui è stata rimossa la maggior parte della componente acquosa durante il processo di disidratazione. I nutrienti originariamente presenti nella frutta fresca, pertanto, vengono “concentrati”: il risultato è un prodotto che, a parità di peso, è nettamente più zuccherino.

La disidratazione è un buon modo per godere di alcune delle azioni benefiche della frutta anche quando non la si ha a disposizione fresca; occorre però evitare di esagerare con le porzioni e non consumare la frutta essiccata da sola perché determinerebbe un rapido rialzo dei livelli di zuccheri nel sangue. È meglio abbinarla a degli alimenti oleaginosi come frutta secca o semi, in grado di abbassarne l’indice glicemico e prolungare il senso di sazietà che ne deriva.

E rispetto alla frutta secca e ai semi?

Questi due gruppi di alimenti, ideali anche prima dello sport e come spuntino, hanno caratteristiche affini e contengono una buona quota di grassi insaturi, da preferire rispetto a quelli saturi per la salute cardiovascolare. In entrambi i casi la densità calorica è elevata, è quindi bene consumarne delle piccole porzioni. Frutta secca e semi contengono anche una buona quota proteica e di fibra, risultando pertanto molto utili se consumati insieme a una fonte zuccherina così da rendere lo spuntino più bilanciato nei nutrienti. Contengono, inoltre, preziosi sali minerali (potassio, magnesio, calcio, fosforo) e vitamine (in particolare vitamina E).

La categoria della “frutta secca” include noci, mandorle, anacardi, arachidi, ecc. Il termine “frutta”, in questo caso, è un po’ impreciso in quanto ci riferiamo solamente a una parte del frutto (il gheriglio di noce è, più propriamente, un seme) o, addirittura, ad un legume, nel caso delle arachidi. All’insieme dei “semi oleosi” appartengono i semi di girasole, di lino, di zucca, di sesamo e anche i pinoli.

Esiste un modello di spuntino ideale?

Non esistono delle indicazioni categoriche a riguardo e non esiste uno spuntino ideale per tutti e per tutte le occasioni. Sicuramente, l’apporto calorico dello snack va soppesato in base al fabbisogno di ognuno e la dimensione dello spuntino va adattata anche in base a quanto tempo lo separa dal pasto successivo.

In una merenda equilibrata e completa, possono essere rappresentate tutte le seguenti componenti: carboidrati, preferibilmente a basso indice glicemico (cereali integrali) oppure zuccheri della frutta; fibra, per far perdurare la sazietà più a lungo; proteine, per rendere il pasto più equilibrato e abbassare l’indice glicemico; una piccola porzione di grassi buoni (monoinsaturi o polinsaturi).

Le fonti di questi nutrienti andranno opportunamente variate durante la settimana, anche in base alle esigenze e alla stagionalità. La semplicità e la fruibilità del pasto sono fattori basilari da tenere in considerazione, poiché permettono di riuscire a mantenere nel tempo delle abitudini alimentari corrette. Gli snack “on the go” sono quegli spuntini pratici per chi è sempre in movimento e fuori casa: si adattano alle esigenze quotidiane dell’individuo, permettendogli di mangiare qualcosa di salubre anche se non ha il tempo per prepararlo. Un’ottima soluzione per uno snack che faccia fronte anche alle esigenze di praticità può essere quella di scegliere delle barrette che contengano un mix di frutta essiccata, semi e una piccola percentuale di zuccheri della frutta, o un pacchetto di crackers da farina integrale a cui aggiungere una manciata di noci o mandorle.

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I meccanismi di sazietà

I meccanismi di sazietà

Video di Misura, a cura del Dott. Andrea Del Seppia

La fame torna appena mangiato? Il nostro nutrizionista, il Dott. Andrea Del Seppia, ci descrive questo e altri meccanismi della sazietà.

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