Nutrizionista Dott. Andrea Del Seppia

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La frutta secca, disidratata e i semi nelle nuove tendenze del consumo “on the go”

La frutta disidratata, la frutta secca e i semi per lo spuntino ideale

Sentiamo ripetere spesso quanto sia importante inserire degli spuntini tra i pasti principali, ma orientarsi nella scelta di cosa prediligere quando si è fuori casa per coniugare sazietà, salute e praticità non è affatto semplice.

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Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

 

Dott. Del Seppia, perché può essere utile fare uno spuntino a metà mattina e/o a metà pomeriggio?

La peculiarità dello spuntino è quella di essere un valido aiuto nel mantenere un equilibrato ritmo dei pasti: se l’alternanza è regolare, da un lato sarà più facile evitare esagerazioni nell’apporto calorico durante la giornata e quindi mantenere un peso corporeo adeguato; dall’altro, saranno garantiti i corretti livelli di energia e di concentrazione necessari per svolgere le nostre attività quotidiane. Lo spuntino è utile se viene scelto nel modo appropriato: va visto come un’occasione per mangiare qualcosa di sano. Il nostro stile di vita frenetico, tuttavia, ci costringe a trascorrere molto tempo fuori casa e questo può rendere più difficoltoso scegliere correttamente i fuoripasto. Ciò ci sottopone al rischio di comporre delle merende sbilanciate che fanno venire meno la connotazione salutistica dello spuntino.
È importante imparare a fare le giuste scelte anche quando si è di corsa e non si ha avuto la possibilità di organizzarsi per tempo, o quando non si può usufruire di un frigo né si ha la possibilità di lavare e sbucciare la frutta.

La funzione della merenda a metà mattina e/o a metà pomeriggio è quella di evitare di arrivare al pasto principale successivo con troppa fame, rischiando di mangiare di più di quanto ci occorre. Dall’altro lato, bisogna anche impedire che uno snack eccessivo ci faccia arrivare a pranzo o a cena già sazi o con poco appetito.

Le ultime tendenze vedono un incremento del consumo di frutta disidratata, frutta secca, ma anche di semi oleosi: di cosa si tratta e che caratteristiche hanno questi alimenti?

Due fattori accomunano questi alimenti: praticità e salubrità. Infatti, tutti e tre hanno delle proprietà salutari e si conservano a lungo senza bisogno del frigorifero. Le proprietà della frutta disidratata sono diverse e, in un certo senso, complementari rispetto a quelle della frutta secca e dei semi oleosi. Con il termine “frutta disidratata” ci riferiamo a quei frutti come bacche, frutti di bosco, albicocche, ecc. a cui è stata rimossa la maggior parte della componente acquosa durante il processo di disidratazione. I nutrienti originariamente presenti nella frutta fresca, pertanto, vengono “concentrati”: il risultato è un prodotto che, a parità di peso, è nettamente più zuccherino.

La disidratazione è un buon modo per godere di alcune delle azioni benefiche della frutta anche quando non la si ha a disposizione fresca; occorre però evitare di esagerare con le porzioni e non consumare la frutta essiccata da sola perché determinerebbe un rapido rialzo dei livelli di zuccheri nel sangue. È meglio abbinarla a degli alimenti oleaginosi come frutta secca o semi, in grado di abbassarne l’indice glicemico e prolungare il senso di sazietà che ne deriva.

E rispetto alla frutta secca e ai semi?

Questi due gruppi di alimenti, ideali anche prima dello sport e come spuntino, hanno caratteristiche affini e contengono una buona quota di grassi insaturi, da preferire rispetto a quelli saturi per la salute cardiovascolare. In entrambi i casi la densità calorica è elevata, è quindi bene consumarne delle piccole porzioni. Frutta secca e semi contengono anche una buona quota proteica e di fibra, risultando pertanto molto utili se consumati insieme a una fonte zuccherina così da rendere lo spuntino più bilanciato nei nutrienti. Contengono, inoltre, preziosi sali minerali (potassio, magnesio, calcio, fosforo) e vitamine (in particolare vitamina E).

La categoria della “frutta secca” include noci, mandorle, anacardi, arachidi, ecc. Il termine “frutta”, in questo caso, è un po’ impreciso in quanto ci riferiamo solamente a una parte del frutto (il gheriglio di noce è, più propriamente, un seme) o, addirittura, ad un legume, nel caso delle arachidi. All’insieme dei “semi oleosi” appartengono i semi di girasole, di lino, di zucca, di sesamo e anche i pinoli.

Esiste un modello di spuntino ideale?

Non esistono delle indicazioni categoriche a riguardo e non esiste uno spuntino ideale per tutti e per tutte le occasioni. Sicuramente, l’apporto calorico dello snack va soppesato in base al fabbisogno di ognuno e la dimensione dello spuntino va adattata anche in base a quanto tempo lo separa dal pasto successivo.

In una merenda equilibrata e completa, possono essere rappresentate tutte le seguenti componenti: carboidrati, preferibilmente a basso indice glicemico (cereali integrali) oppure zuccheri della frutta; fibra, per far perdurare la sazietà più a lungo; proteine, per rendere il pasto più equilibrato e abbassare l’indice glicemico; una piccola porzione di grassi buoni (monoinsaturi o polinsaturi).

Le fonti di questi nutrienti andranno opportunamente variate durante la settimana, anche in base alle esigenze e alla stagionalità. La semplicità e la fruibilità del pasto sono fattori basilari da tenere in considerazione, poiché permettono di riuscire a mantenere nel tempo delle abitudini alimentari corrette. Gli snack “on the go” sono quegli spuntini pratici per chi è sempre in movimento e fuori casa: si adattano alle esigenze quotidiane dell’individuo, permettendogli di mangiare qualcosa di salubre anche se non ha il tempo per prepararlo. Un’ottima soluzione per uno snack che faccia fronte anche alle esigenze di praticità può essere quella di scegliere delle barrette che contengano un mix di frutta essiccata, semi e una piccola percentuale di zuccheri della frutta, o un pacchetto di crackers da farina integrale a cui aggiungere una manciata di noci o mandorle.

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Gli alimenti per la salute intestinale

Foods for intestinal health

Sappiamo che la buona salute passa anche dall’intestino: questo importante apparato riesce a modulare il nostro senso di benessere e una buona funzionalità intestinale dipende anche da una corretta alimentazione.

Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

Dott. Del Seppia, è nota l’importanza della fibra alimentare nel garantire benessere intestinale, ma la fibra è tutta uguale?

Esistono due diverse tipologie di fibra alimentare: quella solubile e quella insolubile. Gli alimenti vegetali spesso le contengono entrambe in diverse proporzioni. La fibra insolubile possiede la proprietà di assorbire acqua e in questo modo fa aumentare di volume e di morbidezza la massa fecale, favorendone il transito lungo l’intestino: riesce, così, a stimolare la peristalsi. Pertanto, un’alimentazione povera di cereali integrali e di ortaggi può condurre a un transito intestinale rallentato. Il secondo tipo di fibra, detta solubile o gelificante, ha altri effetti sul benessere intestinale: queste sostanze sono indigeribili dai nostri enzimi ma rappresentano un importante fonte di nutrimento per i batteri buoni che popolano l’intestino. La fibra solubile, quindi, ha un notevole effetto prebiotico – cioè favorisce l’equilibrio di una sana flora batterica – e garantisce altresì il mantenimento di un corretto pH (ovvero il livello di acidità) dell’ambiente intestinale, proteggendoci dai microrganismi pericolosi.

Quali sono gli accorgimenti dietetici che è auspicabile adottare per godere di un buon transito intestinale?

I capisaldi per ottenere una buona regolarità intestinale sono due: un’adeguata assunzione di fibra (25 grammi al giorno, con consumo quotidiano di alimenti vegetali) e di acqua, circa 2 litri per le donne e 2 litri e mezzo per gli uomini (LARN, IV Revisione, SINU 2014). Le stesse frutta e verdura di cui si raccomanda l’assunzione per il contenuto in fibra contengono anche una buona percentuale di acqua, importante per ammorbidire le feci. Un corretto apporto idrico (principalmente da acqua o tisane non zuccherate) è fondamentale per far sì che la fibra insolubile riesca a idratarsi correttamente, altrimenti finirebbe per esercitare un effetto costipante invece di accelerare la peristalsi. È bene ricordarsi di mantenere un adeguato e costante apporto di acqua giornaliero a partire dal risveglio quando le richieste idriche sono maggiori. Tuttavia, a volte questi accorgimenti possono risultare insufficienti: vi sono casi in cui, pur con degli apporti di liquidi e di fibra in linea con le raccomandazioni, la regolarità intestinale non è ancora ottimale. Escluse alterazioni patologiche, in queste situazioni occorre tenere presenti altre variabili alimentari. Per esempio, la riduzione eccessiva nell’alimentazione dei grassi provenienti dall’olio extravergine d’oliva rischia di far venir meno la funzione lubrificante e ammorbidente dei preziosi lipidi monoinsaturi contenuti nel condimento mediterraneo per eccellenza. È di fondamentale importanza anche il ruolo di alcuni alimenti fonte di carboidrati: la loro reidratazione, come avviene nella cottura della pasta, ne fa incrementare il volume e il contenuto d’acqua. Le diete ipocaloriche, che riducono fortemente questo importante macronutriente dall’alimentazione, rischiano di provocare un transito intestinale rallentato.

Ci sono altri fattori che intervengono nel mantenere il benessere del nostro intestino?

L’insieme dei microrganismi che abita il nostro apparato gastrointestinale è denominato microbiota e, se in equilibrio, contribuisce a mantenere una buona funzionalità e motilità intestinale, ci protegge da alcune infezioni, coadiuva i processi digestivi e produce alcune vitamine. La flora batterica intestinale ha un ruolo fondamentale nel preservare lo stato di salute generale e ha bisogno di essere nutrita con le sostanze prebiotiche citate in precedenza. Tali microrganismi hanno dimostrato essere in grado di regolare anche molte funzioni extra-intestinali, in particolare alcuni aspetti del sistema immunitario. Le ricerche più recenti stanno approfondendo il loro potenziale nella modulazione di alcune risposte a livello cerebrale grazie al cosiddetto asse intestino-cervello. Lo stato di equilibrio a livello del microbiota è detto “eubiosi” e prevede che i microrganismi probiotici (ovvero quella componente che esplica azione positiva per il nostro organismo) siano ben rappresentati, in modo da tenere a bada gli altri componenti della flora microbica

Nel nostro stile di vita e nella nostra alimentazione quotidiana, però, sono presenti numerose sostanze che possono depauperare la flora batterica intestinale (in particolare alcuni farmaci, conservanti e additivi) e che ci fanno tendere a un disequilibrio a livello del microbiota, noto come “disbiosi”, che impatta sulla nostra salute intestinale e nonhich affects our intestinal and non-intestinal health.

Vi sono degli alimenti funzionali che possono aiutare la salute intestinale?

Molte popolazioni, in tutto il mondo, hanno una lunga tradizione di cibi fermentati.
Il processo di fermentazione modifica le caratteristiche nutrizionali e organolettiche dell’alimento di partenza, permettendo di prolungarne la conservazione. Parlando di alimenti fermentati, nella nostra cultura si pensa subito allo yogurt: sebbene i fermenti lattici contenuti in questo alimento non riescano a sopravvivere a lungo nel nostro intestino, lo yogurt sembra avere comunque degli effetti positivi per la nostra salute (soprattutto se non vi è un’abbondante aggiunta di zuccheri). Svariati alimenti fermentati tipici di altre aree geografiche come kefir (un latte fermentato tipico della zona del Caucaso), kombucha (una bevanda dolcificata e fermentata ottenuta dalle foglie di tè) e verdure fermentate sono buoni alleati del benessere intestinale

L’assunzione di alimenti fermentati, per merito dell’insieme dei componenti in essi contenuti, esercita un’azione benefica e sembra contribuire a proteggerci da microrganismi pericolosi e a garantire equilibrio e diversità microbica a livello intestinale.

Quali modifiche nel proprio stile di vita possono aiutare la salute intestinale?

Non bisogna sottovalutare il ruolo dell’attività fisica: la sedentarietà va evitata (e non solo per i problemi di stitichezza!), prediligendo in questo caso delle attività di natura aerobica che promuovono maggiormente la motilità intestinale: per i più pigri vanno bene anche delle passeggiate, purché quotidiane. Occorre, infine, non esagerare con sostanze irritanti come caffè o alcolici e mantenere un regolare ritmo dei cinque pasti giornalieri.

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