Nutrizionista Dott. Andrea Del Seppia

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Obesità e sovrappeso: come Chiara ha perso 46 Kg

Obesità e sovrappeso: come Chiara ha perso 46 Kg senza inestetismi

Chiara si è presentata presso lo studio di Cesena del Nutrizionista Dott. Andrea Del Seppia con un problema di grande obesità.

Peso prima di iniziare la dieta

La paziente aveva un peso iniziale pari a 103 Kg.
Pertanto aveva necessità di dimagrire, poiché aveva dolori articolari, problemi di vene varicose e mal di schiena.

Obesità e sovrappeso - Peso di 103 Kg prima della dieta
Obesità e sovrappeso - Peso di 103 Kg prima della dieta

Peso dopo la dieta

Dopo un percorso nutrizionale bilanciato e di attività fisica personalizzata, si è raggiunto un peso corporeo ideale di 57 Kg., senza smagliature o altri inestetismi legati al dimagrimento.

Arrivata al suo peso ideale, Chiara ha risolto i suoi problemi legati all'obesità.

 

Obesità e sovrappeso - Dopo aver perso 46 Kg grazie alla dieta
Obesità e sovrappeso - Dopo aver perso 46 Kg grazie alla dieta

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Sotto Lo Stesso Cielo – Francesco Petrucci

Francesco Petrucci - Nutrizionista Andrea Del Seppia

Video di Misura, a cura del Dott. Andrea Del Seppia

S’inizia a cucinare sotto lo stesso cielo!

Francesco Petrucci porta in tavola un piatto semplice e completo, che s’ispira al suo territorio di origine, da condividere fra risate e giochi con il team di Allenati alla vita!

 

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Sotto lo stesso cielo

Sotto lo stesso cielo - Nutrizionista Andrea Del Seppia

Video di Misura, a cura del Dott. Andrea Del Seppia

Una splendida villa immersa nella natura è il campo da gioco. 

I 4 campioni di Allenati Alla Vita e il nutrizionista Dott. Andrea Del Seppia sono i partecipanti.

La tavola? La loro condivisione, la loro amicizia.

"Sotto lo stesso cielo” porta gli atleti Bassino, Petrucci, Patriarca, Ghisolfi ed il nutrizionista Del Seppia a condividere un momento speciale, raccontandosi, divertendosi e scoprendosi anche attraverso il cibo.

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Grassi sì, grassi no?

Grassi sì, grassi no?

Tutto quello che c’è sapere su un argomento tanto dibattuto in fatto di nutrizione e benessere e di fondamentale importanza per la salute che passa per la tavola.

Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

Dott. Del Seppia, di cosa parliamo quando parliamo di grassi?

I lipidi, chiamati comunemente “grassi”, costituiscono una classe di nutrienti che include molecole accomunate dalla caratteristica di essere poco solubili in acqua. Rispetto agli altri macronutrienti, come le proteine e i carboidrati, i lipidi sono più calorici: 1 grammo di grassi fornisce 9 kcal, più del doppio rispetto alle 4 kcal fornite da 1 grammo di proteine o di carboidrati. A causa del notevole contenuto calorico, essi conferiscono un’elevata densità energetica agli alimenti che li contengono e, per questo motivo, per molti anni sono stati demonizzati poiché ritenuti gli unici responsabili dell’incremento di peso.

Oggigiorno si tende a evitare di discriminare un’intera categoria di nutrienti e a dare, invece, delle indicazioni su come scegliere i grassi “giusti”, piuttosto che escludere queste importanti sostanze dalla propria alimentazione.

Quali sono le loro principali funzioni?

All’interno del nostro corpo, i lipidi ricoprono numerose funzioni fondamentali: grazie alla loro riserva energetica, ci proteggono dal freddo e ci permettono di assorbire e utilizzare le vitamine che si sciolgono nei grassi, ovvero le vitamine A, D, E e K, dette per questo motivo liposolubili. I grassi sono altresì importanti per le membrane delle nostre cellule e per il sistema nervoso.

Il colesterolo, una molecola lipidica con una particolare struttura formata da più anelli, è utilizzato per la produzione di ormoni steroidei (i quali svolgono svariate funzioni che vanno dalla regolazione del metabolismo alla modulazione di sessualità e fertilità), ma anche di vitamina D (fondamentale per la salute delle ossa) e di acidi biliari (che ci permettono di digerire i lipidi introdotti con l’alimentazione).

Grassi sì, grassi no?

Come gestirli nell’ambito di un’alimentazione sana ed equilibrate?

Le linee guida nutrizionali suggeriscono che la percentuale di energia giornaliera derivante dai lipidi sia compresa tra il 20% e il 35% dell’apporto calorico totale (SINU, 2014). Ma i grassi, come accennato, non sono tutti uguali: le fonti di lipidi che assumiamo con la dieta possono contenere prevalentemente acidi grassi saturi oppure acidi grassi insaturi: entrambi hanno lo stesso apporto energetico, cioè le stesse kcal, ma possiedono caratteristiche differenti. Gli acidi grassi, infatti, hanno la forma di catenine più o meno lunghe e possono contenere, tra una “perla” e l’altra, delle modifiche strutturali dette “doppi legami”: la presenza di questo tipo di legami determina una “insaturazione” nella catenina e ci permette di classificare queste molecole.

Gli acidi grassi saturi, ovvero quelli che nella loro catena non possiedono doppi legami, sono contenuti prevalentemente nella carne, nei salumi, nei formaggi, nella panna, nel burro, nello strutto e nell’olio di palma. Gli acidi grassi monoinsaturi possiedono un solo doppio legame e si trovano nell’olio extravergine d’oliva, nell’avocado e in altri oli vegetali come quello di girasole e di arachidi; nel pesce prevalgono invece i polinsaturi.

I grassi polinsaturi includono i famosi “omega-3” i quali hanno un’azione antinfiammatoria e protettiva nei confronti delle strutture e delle funzioni cerebrali: sono ben rappresentati nel pesce di acque fredde, in alcune micro-alghe, nelle noci, nei semi di lino e in quelli di chia.

Il nostro corpo non è in grado di produrre da solo omega-3, per questo motivo sono definiti nutrienti essenziali ed è fondamentale assumerli tramite l’alimentazione.

Spesso sentiamo parlare di grassi buoni e grassi cattivi: è giusta questa distinzione?

Semplificando, possiamo dire che i grassi saturi hanno un impatto negativo sulla salute del cuore e dei vasi sanguigni poiché determinano, nella maggior parte dei casi, un innalzamento del colesterolo circolante “LDL” (conosciuto popolarmente come “cattivo”), anche se vi sono delle eccezioni in base alla lunghezza della catenina. Quelli monoinsaturi e polinsaturi, invece, hanno effetto protettivo, andando a favore del cosiddetto colesterolo “buono”, tecnicamente chiamato “HDL”. Per questo motivo le linee guida nutrizionali suggeriscono di limitare le kcal giornaliere provenienti da grassi saturi entro il 10% (SINU, 2014). Questa pratica schematizzazione può guidarci nelle scelte alimentari quotidiane, tuttavia è importante tenere in considerazione non solo la struttura dei lipidi ma anche i processi a cui vengono sottoposti.

Grassi sì, grassi no?

Come regolarsi nelle scelte quotidiane?

Oltre a preferire il consumo di lipidi insaturi, occorre limitare l’uso di grassi durante la cottura: meglio prediligere tipi di cottura come quella al cartoccio, al forno o a vapore e condire gli alimenti a crudo con una modica quantità di olio extravergine di oliva. Tra i grassi vegetali, è preferibile evitare il consumo di margarine, ricche di grassi idrogenati, mentre per quelli di origine animale ricordiamo che il tipo di allevamento e di foraggio incidono sulla qualità dei lipidi che ritroveremo nella carne, nel latte e nei suoi derivati: meglio scegliere sempre prodotti da allevamenti non intensivi. Nel caso del pesce, quello pescato ha solitamente un profilo lipidico migliore rispetto a quello di allevamento.

Sarebbe utile controllare sempre le etichette degli alimenti che acquistiamo, consultando non solo la voce “grassi”, ma anche quella “di cui acidi grassi saturi”, senza dimenticare che l’alimentazione va considerata sempre nel suo complesso. Ad esempio, se in maniera molto occasionale dovesse capitare di consumare dei fritti, cerchiamo di prediligere l’olio di arachidi, il quale ha un elevato punto di fumo che limita lo sviluppo di composti dannosi. Infine, ma non per ultimo quando si parla di grassi, è bene non dimenticare l’attività fisica che ha il potere di innalzare i livelli nel sangue di colesterolo “buono” HDL.

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Alimentazione e iodio: perché è importante?

Nutrition and iodine: why is it important?

Lo iodio: quali funzioni ricopre questo minerale fondamentale per il benessere di adulti e bambini, sempre più al centro d’importanti interventi preventivi di salute pubblica?

Intervista di Misura al Dott. Andrea Del Seppia

Approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, Dott. Andrea Del Seppia.

Dott. Del Seppia, iniziamo dal principio: che cos’è lo iodio e a cosa serve…

Lo iodio è un elemento che nel nostro corpo si accumula principalmente a livello della tiroide, una ghiandola endocrina (cioè un tessuto specializzato nella produzione di ormoni) posta nella parte anteriore del collo, la cui forma ricorda quella di una farfalla. Questo minerale è un micronutriente essenziale, ovvero una sostanza che non siamo in grado di produrre da soli e che deve essere assunta da fonti alimentari.

Lo iodio è un costituente degli ormoni tiroidei, i quali svolgono svariate funzioni: regolano lo sviluppo dei nostri organi già dalla vita prenatale; influenzano il metabolismo delle nostre cellule, intervenendo nella regolazione del metabolismo basale (che consiste nella quota di dispendio energetico che consumiamo a riposo), nel metabolismo glucidico (cioè dei carboidrati) e in quello di proteine e lipidi. Inoltre, gli ormoni tiroidei influenzano la regolazione della temperatura corporea e hanno effetti sulla mineralizzazione ossea.

Che cosa comporta una sua carenza nell’alimentazione?

L’apporto di iodio con la dieta è fondamentale per garantire un corretto funzionamento della ghiandola tiroidea poiché questo minerale è indispensabile per la sintesi degli ormoni che essa produce: se l’assunzione di iodio è insufficiente, la tiroide non riuscirà a costruire abbastanza ormoni tiroidei.

La carenza alimentare di questo oligoelemento determina lo sviluppo di problematiche che variano a seconda dell’età in cui essa insorge: nei bambini un’assunzione non adeguata di iodio è ancora più pericolosa che negli adulti poiché le sostanze prodotte dalla tiroide hanno un ruolo centrale nello sviluppo del feto e del neonato, in particolare a livello del sistema nervoso e scheletrico.

Qual è il fabbisogno di iodio nelle varie fasi della vita?

Il giusto apporto nutrizionale di iodio è fondamentale per garantire che crescita e sviluppo avvengano correttamente. L’assunzione adeguata di iodio nell’adulto è di 150 microgrammi al giorno (SINU, 2014). In alcuni casi il fabbisogno di iodio è più elevato: durante la gravidanza e l’allattamento sale a 200 microgrammi al giorno e, in proporzione, anche i bambini hanno un fabbisogno più alto rispetto agli adulti. Nell’alimentazione del lattante, lo iodio proviene direttamente dal latte materno, purché la madre ne assuma un quantitativo sufficiente.

Quali sono le fonti alimentari che lo contengono?

Gli alimenti più ricchi di iodio sono quelli marini, che assorbono lo iodio dalle acque del mare: alghe (kelp, fucus, kombu), pesci di mare (merluzzo e tonno), crostacei (scampi e gamberetti) e molluschi (cozze e vongole). A seconda delle caratteristiche del suolo in cui sono coltivate e seppur in quantità inferiori, lo iodio è contenuto anche in fonti di origine vegetale, in particolare nei cavoli, nella rucola e nelle rape.

Nel caso dei vegetali, infatti, le concentrazioni di questo micronutriente dipendono dal terreno e dalla quantità di precipitazioni piovose. Le farine ricavate da cereali integrali, rispetto a quelle raffinate, hanno in generale un maggiore contenuto di oligoelementi.

Anche latte e yogurt sono buone fonti di iodio (BDA, 2016). Dobbiamo sapere, inoltre, che il contenuto di iodio si modifica con la cottura degli alimenti: la bollitura, in particolare, ne riduce il contenuto. Purtroppo, l’assunzione di questo minerale tramite i suddetti alimenti spesso non è sufficiente a coprire il nostro fabbisogno.

Nutrition and iodine: why is it important?

Esistono anche in questo caso i cosiddetti “falsi miti” sullo iodio?

Sebbene l’aria del mare ne sia ricca, il suo assorbimento ha effetti trascurabili (Ministero della Salute, 2005), pertanto non è sufficiente al soddisfacimento dei nostri fabbisogni alimentari come vorrebbe la credenza comune. Il vero beneficio di recarsi in località marittime consiste nella possibilità di reperire facilmente prodotti ittici appena pescati, contenenti abbondanti quote di questo minerale, e di fare lunghe passeggiate in grado di migliorare il nostro benessere generale e incrementare i nostri livelli di attività fisica.

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Strutture presso le quali ricevo

Provincia di Forlì - Cesena
  • Casa di Cura Malatesta Novello, Ospedale privato accreditato, Cesena
  • Poliambulatorio IS.M.A.C., Gatteo (FC)
  • Poliambulatorio Arcade, Savignano
  • Primus Medical Center Day Hospital, Forli
  • Poliambulatorio Omnialab, Forlimpopoli

Provincia di Ravenna
  • Ravenna Medical Center - GVM, Ravenna

Provincia di Rimini
  • Centro Medico Gelso Sport, Bellaria – Igea
    Marina

  • Clinica Nuova Ricerca - Rimini

Milano - C.so Lodi, 114

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